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L'ARCHEOLOGIA

Ancora oggi la bellezza del paesaggio che caratterizza questo tratto della costa di Posillipo, regala al visitatore un colpo d’occhio notevole, che da sempre ha incantato i popoli che qui si sono succeduti. Proprio per l’amenità dei luoghi, la bellezza del paesaggio e la vicinanza con il Porto commerciale di Baia e quello militare di Miseno a partire da I sec A.C. questa costa fu densamente abitata, come ci testimoniano oggi i numerosi resti di epoca Romana osservabili sopra e sotto la superficie del mare. Il nome stesso della collina deriva dalla villa d’otium del Pausilypon i cui resti sono stati individuati nell’area che va dal promontorio di Trentaremi al borgo di Marechiaro. Fatta erigere dal Cavaliere romano Publio Vedio Pollione nel I Sec. a.C., entrò a far parte, dopo la sua morte (15 a.C.), dei possedimenti imperiali sotto Ottaviano Augusto, subendo col tempo modifiche ed ampliamenti. Sui fondali dell’AMP, a pochi metri di profondità, sono ben visibili resti di approdi, ninfei, camminamenti e peschiere, vasche per l’allevamento del pesce molto in voga tra l’aritocrazia romana tra la fine del II Sec. A.C. ed il I Sec d.C.. Queste ultime tragicamente note per l’aneddoto tramandatoci da Seneca e Plinio, secondo il quale il perfido Pollione utilizzava gettare gli schiavi distratti in pasto alle murene delle proprie peschiere, occupano una vasta superficie di fondali a levante delle Isole della Gaiola. Spostandosi più ad est, verso il borgo di Marechiaro, spiccano lungo la costa le vestigia di una villa marittima, nota con il nome di “Casa degli Spiriti”, che letteralmente emerge dal mare con tutto il suo fascino ed austerità.

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