La Rinaturalizzazione di Cala S. Basilio a Gaiola
- CSI Gaiola onlus
- 4 mag
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Aggiornamento: 7 mag
Rinaturalizzazione marina
In questi ultimi anni la baia di Cala S. Basilio, rientrante nella Zona B di Riserva generale del Parco ed ospitante un'area di balneazione pubblica, ha rappresentato un ottimo osservatorio naturale sulla risposta a breve termine del sistema ecologico alle misure di salvaguardia messe in atto mediante il protocollo di fruizione sostenibile in vigore dal 2020.
L'area infatti prima del 2020 era fortemente impattata da attività di balneazione di massa (oltre 1500 persone al giorno su una superficie disponibile di poco più di 400mq), che si concentrava nei pochi metri quadri della baietta i cui fondali sono caratterizzati da substrato roccioso, opere murarie di epoca romana, fondi mobili detritico organogeni e massi di scogliera artificiale. Tale estrema eterogeneità dei fondali rende questa piccola porzione di costa un sito privilegiato di osservazione per comprendere l'efficacia delle misure messe in atto negli ultimi anni per alleviare la pressione antropica esasperata, e favorire una fruizione sostenibile del patrimonio ambientale e culturale dell'area.
DTM e caratterizzazione bionomica di Cala S. Basilio (Zona B AMP Parco Sommerso di Gaiola)
Per verificare l'efficacia delle misure di salvaguardia intraprese, dal 2021 vengono portate avanti attività di survey specifiche sulla baia al fine di rilevare cambiamenti al livello di fauna vagile o comunità bentoniche. Le attività di monitoraggio hanno coinvolto anche gli stessi bagnanti, che spesso hanno segnalato la presenza di specie meno comuni al CeRD del parco posizionato nei pressi della piccola spiaggia pubblica del Parco, in una spontanea attività di Citizen science.
E' emerso chiaramente che l'abbattimento della pressione antropica data dal sovraffollamento esasperato della baia ed il conseguente abbattimento dell'impatto diretto sugli habitat marini dato dalla dispersione di rifiuti e dal disturbo antropico ha portato ad una graduale e naturale rinaturalizzazione dell'area, sia sui fondali marini che sulla piccola spiaggetta.
In particolare negli anni sono state rilevate diverse specie mai segnalate prima nella baia, che hanno ricominciato a frequentare l'area in maniera ordinaria, sia a scopo alimentare che stanziale.
In particolare si segnalano le seguenti specie:
Nome scientifico | Nome Comune | Phylum | Misure di Protezione |
Pinna rudis | Nacchera spinosa | Mollusca | - Allegato II della Convenzione di Berna e Allegato II del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona. |
Aplysia depilans | Lepre di mare | Mollusca |
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Scyllarus arctus | Cicala di mare | Arthropoda | - Allegato III della Convenzione di Berna e Allegato III del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona. - Liste rosse IUCN (2013): Least Concern |
Echinaster sepositus | Stella rossa | Echinodermata |
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Hippocampus hippocampus | Cavalluccio marino | Chordata | - Allegato II SPA/BIO della Convenzione di Barcellona, Allegato II della Convenzione di Berna. Inclusa nella Convenzione CITES. - Lista Rossa IUCN (2012): Data Deficient |
Dactylopterus volitans | Pesce civetta | Chordata |
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Epinephelus marginatus | Cernia | Chordata | - Allegato III del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona e Allegato III della Convenzione di Berna. - Lista Rossa IUCN (2004): Endangered |
Sciaena umbra | Corvina | Chordata | - Allegato III del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona e Allegato III della Convenzione di Berna. - Lista Rossa IUCN (2011): Vulnerable |
Umbrina cirrosa | Ombrina | Chordata | - Allegato III del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona e Allegato III della Convenzione di Berna.- Lista Rossa IUCN (2013): Vulnerable |
Spicca naturalmente la presenza del Cavalluccio marino (Hippocampus hippocampus), scomparso da anni dalla zona, ed anche della Cicala di mare, della Cernia bruna, dell'Ombrina e della Corvina, specie tutelate di pregio, target tipici della pesca.
Rilevante è anche la presenza di forme giovanili di Pinna rudis, specie protetta dalla Convenzione di Barcellona ed in grande rarefazione in tutto il Mediterraneo. In particolare le forme giovanili di tale specie attecchiscono bene in bassi fondali, riparati dal moto ondoso turbolento, ma hanno le valve poco calcificate e quindi molto delicate che la rendono particolarmente vulnerabile all'impatto del semplice calpestio (effetto trampling).
E' quindi evidente che nella situazione precedente con i numeri esorbitanti che si registravano durante la stagione estive era praticamente impossibile la crescita di tali esemplari, per essendo la tipologia di habitat congeniale alla loro crescita per le caratteristiche mesologiche ed idrodinamiche della baia.
Esemplari di Hippocampus hippocampus, Scyllarus arctus, Epinephelus marginatus e Pinna rudis
Di grande interesse ambientale è anche la presenza nella baia a poca profondità della stella rossa comune, Echinaster sepositus. Pur non rappresentando una specie protetta, e non avendo alcun interesse gastronomico o commerciale questa stella marina rappresenta per antonomasia la cosiddetta "specie souvenir", ovverosia la tipica specie preda del turismo balneare in quanto appariscente, facile da vedere e da raccogliere sui fondali senza particolari attrezzi o abilità di pesca.
Proprio per questo può essere presa come indicatore biologico dell'impatto da balneazione in un'area. In tal senso nell'estate 2024 è stata predisposta un'apposita campagna di rilevamento subacqueo su Echinaster sepositus sui fondali marini antistanti i principali lidi ed accessi al mare pubblici della costa da Gaiola a capo Poisillipo. Scopo dei survey: rilevare la presenza e la profondità minima di censimento di tale specie lungo transetti costa-largo.
Il risultato è stato sorprendente in quanto il sito di Cala S. Basilio a Gaiola si è rilevato praticamente l'unico sito costiero in cui tale specie è stata censita in ambiente superficiale, ad una profondità anche inferiore ai 2 metri, quindi in piena portata di vista e di raccolta da parte di bagnanti. Nonostante ciò non è mai stata segnalata raccolta di tale specie da parte dei numerosi bagnanti che quotidianamente frequentano l'area di balneazione ivi presente. Numerose invece sono state le segnalazioni di tale specie da parte dei bagnanti nell'attività di Citizen scienze, stupiti di rivederla dato che oramai altrove è rarissimo riuscire a vederla a profondità alla portata di bagnanti.
Questo fenomeno di risalita di tale specie a profondità minori e a minor distanza da un'area costiera frequentata quotidianamente da attività di balneazione è un indicatore netto dell'abbattimento del "disturbo antropico in tale area". Già nel 2022 le prime indagini diedero risultati sorprendenti riportati anche dai giornali locali.
Grafico della distribuzione di Echinaster sepositus in relazione alla profondità minima rilevata nei 7 siti costieri esaminati
A questo naturalmente si appaia il ritorno nella stessa area del Cavalluccio marino, Hippocampus hippocampus, specie come noto particolarmente delicata e priva di interessi commerciali ma anch'essa vittima di raccolta a scopo di souvenir da parte di bagnanti nelle zone costiere superficiali adibite a balneazione.
Hippocampus hippocampus nuota tra i bagnanti in Cala S. Basilio - La notizia è stata anche ripresa dai giornali nel 2023 e 2024
Ovviamente a queste specie si aggiungono anche specie di interesse commerciale e gastronomico, che dimostrano come la situazione emergenziale di caos data dal sovraffollamento estivo non consentiva un'adeguata azione di controllo anche per quel che riguarda l'attività di pesca vera e propria, a partire dalla raccolta di Ricci di mare al prelievo di crostacei e specie ittiche di pregio come la Magnosia, la Cernia bruna, l'Ombrina e la Corvina.
In particolare proprio sul Riccio di mare, il Paracentrotus lividus, vista la sua alta rilevanza ecologica e la rarefazione lungo le coste italiane causata dalla pesca di frodo, è in corso all'interno del Parco il progetto URCHIN, , nell'ambito del Programma di Ricerca Progetto Centro Nazionale della Biodiversità “National Biodiversity Future Center" (NBFC - Spoke 8), Misura Spoke 8, che già sta dando risultati confortanti per quel che riguarda i dati proveniente dalle Zone A e B dell'Area Marina Protetta. I risultati preliminari saranno presentati al 54° Congresso della Società Italiana di Biologia Marina.
Attività di ricerca sul riccio di mare Paracentrotus lividus sui fondali del Parco
Parallelamente si sta portando avanti all'interno dell'AMP un mportante progetto di riforestazione dei fondali di Posidonia oceanica. Questa specie, che rappresenta un Habitat prioritario del Mediterraneo, aveva subito negli anni passati una imponente regressione dovuta all'impatto antropico. oggi grazie all'istituzione del parco i parametri ambientali necessari per la crescita di questa fondamentale fanerogama marina si sono ripristinati.
Terminata la fase sperimentale di reintroduzione in tre stazioni ubicate a diverse profondità all'interno dell'AMP dal prossimo anno il progetto prevede di espandere ad altre località l'attività di riforestazione.
Una di queste località è proprio Cala S. Basilio, ove è presente l'area di balneazione. E' infatti partito assieme alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli il Progetto PosiFarm per coltivare la Posidonia oceanica da seme e reimpiantare le giovani piantine all'interno del Parco Sommerso di Gaiola. Una delle possibili aree di reimpianto potrebbe essere proprio Cala S. Basilio.
Progetto PosiFarm di coltivazione di Posidonia oceanica per riforestazione fondali
L'idea è che la nuova stazione di riforestazione in Cala S Basilio diventi un piccolo laboratorio aperto al pubblico di restoration habitat, accessibile ai bagnanti ed alla collettività che possano osservare il lavoro dei biologi ed il prezioso ripristino dell'habitat a Posidonia oceanica.
Passando dalle piante alle alghe marine ottimi segnali di ripristino naturale degli habitat proviene dagli ambienti intertidali, quelli compresi tra il limite massimo e minimo di marea. Questi sono ambienti molto delicati perchè ospitano una comunità di organismi animali e vegetali molto particolare, adattati a condizioni di idrodinamismo molto variabile, da calmo a dirompente, continue escursioni di marea, continue variazioni di temperatura e salinità e quindi un ambiente estremamente variabile, dove i singoli organismi si sono adattati anche a lunghi periodi di emersione. Tuttavia non sono adattati all'impatto meccanico diretto dell'uomo. Il semplice calpestio, infatti, il cosiddetto effetto trampling, aveva portato ad un avanzato degrado di tale tipologia di habitat. In particolare era quasi scomparsa la Cystoseira sp. un’alga molto importante che viveva e proliferava nell'area della Gaiola sulle piattaforme rocciose del mesolitorale. In particolare il sovraffollamento esasperato degli anni passati rendeva impossibile il controllo dell'area, impedendo ad esempio che i bagnanti, anche nel tentativo disperato di trovare aree meno affollate raggiungessero a nuoto scogliere ed aree sensibili dal punto di vista ambientale.
Oggi a distanza di 4 anni dall'entrata in vigore del protocollo di Fruizione sostenibile del Parco si sta assistendo ad una naturale e continua rinaturalizzazione generale e ricrescita della Cystoseira sulle piattaforme rocciose costiere sia in Zona A che in Zona B.
Di seguito la caratterizzazione delle macroalghe cospicue rilevate su 9 stazioni di monitoraggio costiere corrispondenti ad altrettante piattaforme rocciose del mesolitorale distribuite tra zona A e Zona B.
Il dato interessante è che le piattaforme che erano maggiormente impattate dalla balneazione rappresentate da S. Basilio, Peschiera nord, CeRD e Scuola di Virgilio sono oggi in netto recupero.
Associazioni algali caratterizzanti le principali piattaforme rocciose costiere del Parco
Infine si rileva associato ad un generale abbattimento del disturbo antropico e miglioramento della qualità del sistema ecologico costiero, ivi compresa la maggior abbondanza e disponibilità di risorse, una frequentazione di avifauna svernante e di passo, sempre più assidua anche nelle aree più accessibili da terra e comunque più antropizzate come appunto il settore ad est delle Isole della Gaiola di Cala S. Basilio.
Egretta garzetta in sosta
Rinaturalizzazione spiaggia
I benefici del contingentamento durante i mesi primaverili e soprattutto estivi, ha generato alcuni fenomeni di rinaturalizzazione della costa emersa del tutto inattesi.
Infatti, già dai mesi primaverili sono comparse sulla spiaggia, alcune specie psammofile tipiche dell'Associazione Salsolo kali - Cakiletum marittimae. Sono infatti state rilevate le specie: Salsola kali, con le sue spine e i suoi fiori quasi invisibili frequentati da piccoli insetti, la Cakile maritima, detta anche ruchetta di mare, nelle due varietà (maritima e latifolia, quest’ultima meno frequente da rinvenire), con una nuvola di fiori color lilla a 4 petali tipici delle brassicaceae e il Crithmum maritimum, il finocchio di mare, che abita solitamente le scogliere del Parco, ma data la diponibilità ambientale, ha occupato anche alcune aree più riparate della spiaggia.
Queste piante pioniere abitano il primo tratto di spiaggia oltre la battigia e si sviluppano sfruttando i materiali nutritivi prodotti dalla macerazione delle sostanze organiche portate dalle mareggiate.
A causa dell'impatto della balneazione di massa, già dai mesi primaverili, nessuna di queste specie era mai riuscita a germogliare e colonizzare la spiaggia, come avviene normalmente in un sistema naturale. Già dal 2020 e oramai ogni anno, grazie al contingentamento, tali specie germogliano sulla piccola spiaggia della Gaiola, ed hanno potuto concludere l'intero loro ciclo vitale fino all'autunno, senza alcun tipo di disturbo antropico, nonostante la frequentazione dell'area a scopo balneare. Questo elemento di rinaturalizzazione della piccola spiaggetta del Parco della Gaiola è un davvero un segnale eclatante del fatto che la frequentazione della spiaggia da parte dei bagnanti è in equilibrio e non sovradimensionata come negli anni precedenti, tanto in equilibrio da permettere la convivenza e fruizione della stessa tanto da parte dell'uomo che degli elementi biologici che naturalmente dovrebbero essere presenti.
Il personale del Parco ha segnalato e valorizzato la presenza di queste piante psammofile pioniere dell'ambiente costiero mediterraneo con apposite targhette che hanno destato grande curiosità e rispetto da parte dei bagnanti, sia adulti che bambini. Le psammofile sono piante tipicamente a ciclo annuale (il C. maritimum è perenne) e sono ben specializzate a vivere in condizioni estreme, sviluppando alcuni adattamenti quali la succulenza (ricchezza di tessuti acquiferi) che consente di accumulare liquidi nei tessuti e la spinescenza (riduzione della superficie fogliare) che evita l’eccessiva traspirazione nei periodi di caldo torrido.
Nel caso specifico della piccola spiaggia della Gaiola, queste specie hanno potuto concludere l'intero loro ciclo vitale fino all'autunno, senza alcun tipo di disturbo antropico. nell’anno 2024 sono stati rilevati, con grande stupore, alcuni esemplari giovanili di Giglio di mare Pancratium maritimum, pianta caratteristica dell’ambiente dunale, protetta in diverse Regioni e ormai in rarefazione quasi ovunque perché minacciata da attività turistico-balneare sempre più spinta e distruttiva. La presenza di tali specie fa davvero ben sperare sulla salvaguardia dell'ambiente emerso del Parco che spesso viene totalmente ignorato o ancor peggio distrutto nell'incuranza.
E' quanto accaduto per una stazione della specie stenoendemica Limonium cumanum presente sulle scogliere dell'area di balneazione pubblica della Zona B, già segnalata nel 2015 e inserita nel GIS del Progetto Medpan “Territorial Analysis for the Integrated Management of the Posillipo Coastline”. Il Limonium cumanum è una specie con un ridottissimo areale comprendente l'area della Gaiola e Posillipo, con la presenza di alcuni esemplari a Capri e a Sorrento. Questo habitat “Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici” è tutelato dalla Direttiva Habitat e inserito nell’Allegato I (Tipi di Habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione). Tuttavia purtoppo tale preziosa specie endemica è scomparsa da cala S. Basilio prima del 2020, distrutta dall'azione incessante del calpestio delle persone e dal trascinamento di oggetti quali sdraio, tavole, canoe, che venivano poste sulla scogliera stessa, compromettendo anche le piante arbustive della macchia mediterranea presenti quali Medicago arborea, Helichrysum litoreum, Artemisia arborescens, Halimus atriplex, che ivi crescono.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata anche per la conservazione delle piante arbustive di macchia ivi presenti.
Macchia mediterranea come si presentava nel 2018 ed OGGI.